martedì 24 maggio 2011

LA MACCHINA DA SCRIVERE ED IL COMPUTER

Il primo progetto di strumento per una scrittura ordinata e sempre leggibile nacque nel XVII secolo per offrire anche ai ciechi un'opportunità di scrittura. La prima tappa nota del percorso di sperimentazione e progettazione di macchine dattilografiche risale al 1713 quando l'inglese H. Mill depositò un brevetto mai effettivamente realizzato. Furono però inventori italiani a dare il maggiore contributo alla realizzazione di un prototipo. Preceduto dalla macchina a caratteri tipografici di Turri (1808) e dal tachigrafo di P. Conti di Cilavegna (1823), il notaio novarese G. Ravizza modellò uno strumento meccanico modernamente concepito. Nel suo cembalo scrivano, ideato intorno al 1837 ma brevettato nel 1856, si trovano tutte le caratteristiche delle moderne macchine dattilografiche: leve sospese in cerchio e battenti dal basso verso l'alto in un unico punto centrale di impressione, e movimento del carrello portacarta a ogni battuta di tasto. A questo primo modello vennero applicate migliorie e accorgimenti per garantire una maggior velocità (obiettivo primario dei progettisti) e sicurezza di scrittura. Le tappe più importanti furono la nascita nel 1874 della fabbrica Remington di Milwaukee negli Usa per volontà del giornalista e inventore C.L. Shales, di J. Glidden e di S.W. Soulé, e quella della Underwood del 1898. Presso quest'ultima società la macchina da scrivere ebbe il suo aspetto definitivo risolvendo il maggiore problema delle macchine fino ad allora prodotte: quello della visibilità della scrittura. Fino alla Underwood, infatti, l'operatore non poteva vedere il risultato del proprio lavoro mentre questo procedeva, scoprendo poi gli errori solo a battitura ultimata. La prima macchina da scrivere italiana nacque nel 1911 da un progetto di C. Olivetti (1868-1933) che fondò a Ivrea l'azienda omonima. Sull'onda del successo dell'Olivetti nacquero altre aziende italiane: la Hesperia, la Victoria e l'Invicta, travolte però dalla crisi economica dei primi anni Trenta. La ricerca di sempre maggiori velocità in dattilografia fece applicare alle macchine da scrivere il motore elettrico fin dal 1900; nella Selectric dell'IBM (1960) l'insieme dei martelletti venne sostituito da una sfera rotante, combinando velocità del motore elettrico e rapidità di impressione. Da allora con l'informatica gli strumenti di scrittura hanno profondamente mutato aspetto e potenzialità. Al foglio di carta, rigido confine della scrittura, si è sostituito il supporto elettronico, flessibile strumento al servizio dell'utente.



Macchina da scrivere ideata da G.Ravizza per non vedenti

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