giovedì 16 giugno 2011
martedì 14 giugno 2011
VARI TIPI DI SCRITTURA
Scrittura runica detta "futhark" utilizzata dagli antichi Germani
Scrittura carolina introdotta dai monaci,diffusa durante Carlo Magno
Scrittura carolina introdotta dai monaci,diffusa durante Carlo Magno
Scritture Gebrochene Schriften utilizzate dall'XI secolo
Scrittura detta "textura" da Johann Gutenberg (1390-1468)
Scrittura "Fraktur" tra la fine del XV secolo e l'inizio del XVI secolo
Scrittura latina sviluppatasi nei paesi sudeuropei a partire dal XV secolo
Scritture sviluppatesi durante il periodo nazista ed in seguito abolite nel settembre 1941 e sono le
deutsche Kurrentschrift e Sutterlinschrift
IPERTESTO
Un ipertesto è un insieme di documenti messi in relazione tra loro tramite parole chiave. Può essere visto come una rete; i documenti ne costituiscono i nodi. La caratteristica principale di un ipertesto è che la lettura può svolgersi in maniera non lineare: qualsiasi documento della rete può essere "il successivo", in base alla scelta del lettore di quale parola chiave usare come collegamento. È possibile, infatti, leggere all'interno di un ipertesto tutti i documenti collegati dalla medesima parola chiave. La scelta di una parola chiave diversa porta all'apertura di un documento diverso: all'interno dell'ipertesto sono possibili praticamente infiniti percorsi di lettura. L'ipertesto informatico è la versione di ipertesto più usata e più diffusa oggi. Il computer ha automatizzato il passaggio da un documento all'altro. I documenti sono leggibili a video grazie a un'interfaccia elettronica, le parole chiave in esso contenute appaiono marcate (sottolineate oppure evidenziate, ecc) in maniera da renderle riconoscibili. L'ipertesto consiste in un collegamento alla parola chiave (opportunamente evidenziata allo scopo), che talvolta appare nello schermo anche sotto forma di icona o immagine. Selezionando o posizionandosi su tale parola o oggetto e facendo clic con il mouse oppure dando l'invio (per navigazione basata sulla tastiera) si ottiene come conseguenza l'apertura di un altro documento, che si può trovare sullo stesso server o altrove. Quindi le parole chiave funzionano come collegamenti ipertestuali (hyperlink in inglese), che consentono all'utente di navigare verso informazioni aggiuntive. Dopo la nascita del World Wide Web (1993) l'ipertesto ha avuto un notevolissimo sviluppo. Tutto il web, infatti, è stato concepito dal suo inventore, l'inglese Tim Berners-Lee, come un ipertesto globale in cui tutti i siti mondiali possono essere consultati da tutti. La pagina web è il singolo documento e la "navigazione" è il passaggio da un sito all'altro tramite i "link". L'interfaccia per visualizzare i siti web (e le pagine ipertestuali contenute) è il browser. Agostino Ramelli, ingegnere svizzero-italiano nato nel 1531, ideò la "ruota dei libri", un leggìo multiplo rotante, ideato per consentire l'agevole lettura contemporanea di più testi e che si può considerare una prima forma di ipertesto. Il concetto di ipertesto è stato rivalutato dall'informatica, a cui si è interessata fin dalle sue origini. Secondo Ted Nelson,l'inventore dell'ipertesto,che coniò il termine "hypertext" nel 1965, la definizione riveste un significato più ampio, coinvolgendo qualsiasi sistema di scrittura non lineare che utilizza l'informatica.
un esempio di ipertesto con i vari collegamenti
giovedì 9 giugno 2011
IL TELEFAX
Il telefax, spesso abbreviato in fax, è un servizio telefonico consistente nella trasmissione e ricezione di immagini fisse o documenti scritti. Da un punto di vista tecnologico è uno standard di telecomunicazioni. Il fax, per estensione, è l’immagine fissa ed è anche l’apparecchio telefonico che le invia e le riceve. L'inventore scozzese Alexander Bain è citato come inventore del primo fax, brevettato nel 1843 e basato su un meccanismo elettromeccanico a pendolo.
Nel 1861 fu impiegata per la prima volta una macchina anticipatrice dell'odierno fax, basata sul moto di un pendolo: il Pantelegrafo di Giovanni Caselli. Nel 1924 un tecnico della Radio Corporation of America (RCA), Richard H. Ranger, inventò il fotoradiogramma senza fili, in grado di trasmettere immagini via radio attraverso l'oceano atlantico. La tecnologia del telefax divenne praticabile su larga scala solamente verso la metà degli anni settanta quando le tre tecnologie alla base (scanner, stampante e modem) hanno raggiunto un sufficiente livello di sviluppo e di economia. Dapprima il sistema ha avuto ampia diffusione in Giappone per il fatto che è più semplice e veloce scrivere gli ideogrammi e spedirli via telefax piuttosto che digitarli su una macchina tipo telex.
Successivamente, negli anni ottanta, la tecnologia è divenuta più affidabile e si è diffusa in tutto il mondo.
Attualmente, sebbene il fax sia ampiamente usato nelle aziende, la sua tecnologia è in progressiva obsolescenza, superata dalle tecnologie di Internet.
Nel 1861 fu impiegata per la prima volta una macchina anticipatrice dell'odierno fax, basata sul moto di un pendolo: il Pantelegrafo di Giovanni Caselli. Nel 1924 un tecnico della Radio Corporation of America (RCA), Richard H. Ranger, inventò il fotoradiogramma senza fili, in grado di trasmettere immagini via radio attraverso l'oceano atlantico. La tecnologia del telefax divenne praticabile su larga scala solamente verso la metà degli anni settanta quando le tre tecnologie alla base (scanner, stampante e modem) hanno raggiunto un sufficiente livello di sviluppo e di economia. Dapprima il sistema ha avuto ampia diffusione in Giappone per il fatto che è più semplice e veloce scrivere gli ideogrammi e spedirli via telefax piuttosto che digitarli su una macchina tipo telex.
Successivamente, negli anni ottanta, la tecnologia è divenuta più affidabile e si è diffusa in tutto il mondo.
Attualmente, sebbene il fax sia ampiamente usato nelle aziende, la sua tecnologia è in progressiva obsolescenza, superata dalle tecnologie di Internet.
nell'immagine è rappresentato un esempio di fax
domenica 5 giugno 2011
LA SCRITTURA BRAILLE
Il braille è un sistema di scrittura e lettura a rilievo per ciechi ed ipovedenti messo a punto dal francese Louis Braille nel 1829. Consiste in simboli formati da 6 punti( o massimo 8), impressi con un punteruolo su fogli di carta spessa o di plastica. Il punteruolo viene orientato da chi scrive entro caselle della grandezza di circa 3×2 millimetri, inserite in un regolo in plastica o in metallo di lunghezza variabile che viene fatto scorrere su un telaio incardinato su una tavoletta scanalata dello stesso materiale, su cui si blocca il foglio. I caratteri di questo sistema segno-grafico possono anche essere riprodotti mediante una macchina detta "dattilobraille". Questa macchina è formata principalmente da sei tasti per cui ogni tasto imprime un punto sulla carta più il tasto spaziatore per separare le varie parole. Con la "dattilobraille" il non vedente è in grado di sentire subito ciò che scrive mentre con la tavoletta Braille il cieco scrive al contrario rispetto al reale posizionamento dei simboli. Il sistema Braille è pure utilizzato in informatica; infatti, display tattili (display braille) che riproducono caratteri ad otto punti consentono ad un non vedente di leggere i contenuti che appaiono sullo schermo di un calcolatore e riescono a cambiare il significato dei singoli segni,ad esempio si può decidere che la “a” si faccia con il punto 2 anziché con il 1. A causa del limitato numero di simboli disponibili nell'alfabeto braille (solo 64 ovvero 26, incluso lo spazio,nel caso di 6 punti) esistono diversi significati per ogni carattere, a seconda dell'argomento trattato e del linguaggio usato. Per esempio, il braille si adatta anche a rappresentare musica, matematica e chimica,oltre a scritture anche diverse da quella latina.
scrittura braille con la rispettiva traduzione in lettere
martedì 31 maggio 2011
BREVETTI
Robert P.Koper, Howard R.Konieczka : Macchina da scrivere
William G.Dietrich,James A.Shaw: Penna a sfera
Gregory F.Bird: Personal computer
Donald R.Gentner: Creazione di un ipertesto
William G.Dietrich,James A.Shaw: Penna a sfera
Gregory F.Bird: Personal computer
Donald R.Gentner: Creazione di un ipertesto
LA SCRITTURA CREATIVA
La scrittura creativa è nata in America ed è ogni genere di scrittura che vada al di là della normale scrittura professionale, giornalistica, accademica e tecnica. La scrittura creativa include romanzi, racconti,poesie e poemi. Nata in molti paesi come manifestazione spontanea di giovani scrittori, è diventata un fenomeno di costume, anche con buoni risultati editoriali e con il fiorire di scuole di Scrittura creativa. Anche la scrittura per il cinema e il teatro rientra nella scrittura creativa, ma viene generalmente insegnata in corsi a parte. La scrittura creativa nasce dall’applicazione della potenzialità creativa, presente in forme diverse in tutte le persone e che consente di elaborare soluzioni nuove, inedite ed originali nei vari contesti della vita, alla scrittura. Tale applicazione produce degli elaborati in cui sono presenti gli elementi tipici della creatività stessa intesi come: fantasia, invenzione, immaginazione, originalità. Lo scrittore creativo dal primo istante in cui pensa ad una storia fino a quando ne scrive la scena finale deve far uso di tutti e cinque i sensi poiché l’immaginazione creativa viene alimentata dalla capacità di tradurre la realtà in modo inedito e dall’abilità di usare la fantasia per rielaborare in modo originale le conoscenze acquisite con precedenti esperienze dirette o indirette (ad esempio di lettura). Un elemento basilare e costitutivo della scrittura creativa sono le idee le quali si sviluppano attraverso due fasi, una divergente, l’altra convergente: nella prima fase la mente è libera di viaggiare senza confini all’interno di mondi fantastici, possibili e impossibili; nella seconda fase, invece, le idee vengono raccolte, scelte, analizzate e selezionate. L'altro elemento fondamentale della scrittura creativa è lo stile. Nella scrittura creativa le emozioni e i sensi si combinano producendo storie che riescono a conquistare per la loro particolarità l’attenzione del lettore; la scrittura creativa collega il pensiero, le emozioni e le sensazioni di chi scrive con quelli di chi legge attraverso un ponte empatico che ha come punto di partenza la fantasia, la capacità e l’ispirazione dello scrittore e come punto di arrivo l’immaginazione, l'interpretazione e la rielaborazione del lettore.
LINEA DEL TEMPO
Argilla (X millennio a.C.)
Alfabeto (2700 a.C.)
Inchiostro (2500 a.C.)
Papiro (primi secoli d.C.)
Pergamena (III secolo d.C)
Penna d'oca (VI secolo d.C.)
Carta (VIII secolo d.C.)
Macchina da scrivere (1855)
Penna a sfera (1938)
Personal Computer (1981)
martedì 24 maggio 2011
LA MACCHINA DA SCRIVERE ED IL COMPUTER
Il primo progetto di strumento per una scrittura ordinata e sempre leggibile nacque nel XVII secolo per offrire anche ai ciechi un'opportunità di scrittura. La prima tappa nota del percorso di sperimentazione e progettazione di macchine dattilografiche risale al 1713 quando l'inglese H. Mill depositò un brevetto mai effettivamente realizzato. Furono però inventori italiani a dare il maggiore contributo alla realizzazione di un prototipo. Preceduto dalla macchina a caratteri tipografici di Turri (1808) e dal tachigrafo di P. Conti di Cilavegna (1823), il notaio novarese G. Ravizza modellò uno strumento meccanico modernamente concepito. Nel suo cembalo scrivano, ideato intorno al 1837 ma brevettato nel 1856, si trovano tutte le caratteristiche delle moderne macchine dattilografiche: leve sospese in cerchio e battenti dal basso verso l'alto in un unico punto centrale di impressione, e movimento del carrello portacarta a ogni battuta di tasto. A questo primo modello vennero applicate migliorie e accorgimenti per garantire una maggior velocità (obiettivo primario dei progettisti) e sicurezza di scrittura. Le tappe più importanti furono la nascita nel 1874 della fabbrica Remington di Milwaukee negli Usa per volontà del giornalista e inventore C.L. Shales, di J. Glidden e di S.W. Soulé, e quella della Underwood del 1898. Presso quest'ultima società la macchina da scrivere ebbe il suo aspetto definitivo risolvendo il maggiore problema delle macchine fino ad allora prodotte: quello della visibilità della scrittura. Fino alla Underwood, infatti, l'operatore non poteva vedere il risultato del proprio lavoro mentre questo procedeva, scoprendo poi gli errori solo a battitura ultimata. La prima macchina da scrivere italiana nacque nel 1911 da un progetto di C. Olivetti (1868-1933) che fondò a Ivrea l'azienda omonima. Sull'onda del successo dell'Olivetti nacquero altre aziende italiane: la Hesperia, la Victoria e l'Invicta, travolte però dalla crisi economica dei primi anni Trenta. La ricerca di sempre maggiori velocità in dattilografia fece applicare alle macchine da scrivere il motore elettrico fin dal 1900; nella Selectric dell'IBM (1960) l'insieme dei martelletti venne sostituito da una sfera rotante, combinando velocità del motore elettrico e rapidità di impressione. Da allora con l'informatica gli strumenti di scrittura hanno profondamente mutato aspetto e potenzialità. Al foglio di carta, rigido confine della scrittura, si è sostituito il supporto elettronico, flessibile strumento al servizio dell'utente.
Macchina da scrivere ideata da G.Ravizza per non vedenti
Macchina da scrivere ideata da G.Ravizza per non vedenti
I PRIMI STRUMENTI DI SCRITTURA
Le più antiche forme di scrittura, sviluppatesi nella "mezzaluna fertile" del Medio Oriente, avevano come supporto l'argilla fresca su cui lo scriba tracciava i segni con uno stilo di legno o di canna per incidere la materia plastica. Gli egizi per scrivere sui papiri usavano lo stelo della stessa pianta che, intinto nell'inchiostro(calamaio) si sfilacciava a formare un pennello. I greci e i romani adottarono stili metallici per incidere le tavolette cerate o steli di graminacee per vergare con gli inchiostri vegetali i papiri e le pergamene. Fu Isidoro di Siviglia a parlare per primo, nel VII secolo, di penne di uccello utilizzate nella scrittura su pergamena. Per la particolare consistenza e durata nel Medioevo si affermarono le penne d'oca, che divennero il più diffuso strumento di scrittura fino all'Ottocento. Nel 1830 l'inglese J. Perry inventò i primi pennini d'acciaio esaltandone l'elasticità provocando la graduale scomparsa delle penne d'oca. I pennini d'acciaio montati su canne di legno o d'avorio lasciavano però cadere macchie d'inchiostro nel trasferimento dal calamaio al foglio. La soluzione poteva essere rappresentata da uno stilo, cavo all'interno, da riempire di inchiostro, cui si era cominciato a pensare sin dai primi anni del XVII secolo, quando si era tentato senza successo di riempire d'inchiostro la cavità di una penna d'oca. Il brevetto dell'inglese F.B. Foelsch, depositato nel 1809, per una penna a serbatoio, cannuccia e capsula con pennino aprì la strada alla progettazione e produzione delle penne stilografiche. Il successo delle stilografiche fu immediato: la facilità di riempimento del serbatoio dell'inchiostro e la fluidità e velocità di scrittura valsero ai nuovi strumenti di scrittura un universale riconoscimento, trattenuto solo dall'alto costo. La diffusione della plastica come materia prima a basso costo nella fabbricazione delle penne fu la ragione della grande popolarità delle stilografiche all'indomani della prima guerra mondiale. Dopo la seconda guerra mondiale comparve ed ebbe rapida diffusione la prima penna "a perdere" e cioè la penna a sfera, più comunemente nota come biro (dall'inventore, l'ungherese L. Biró); essa consiste in una cannuccia di plastica contenente un inchiostro semisolido che viene trasferito sul foglio tramite una piccola sfera rotante collocata all'estremità della cannuccia. Ma nel frattempo era apparsa la macchina per scrivere.
Penna d'oca con inchiostro
Penna d'oca con inchiostro
mercoledì 18 maggio 2011
OCCORRENZE NELLA LETTERATURA
In "Istoria del Concilio tridentino",pubblicato nel 1974,Paolo Sarpi
In "Prose della volgar lingua" scritte nel 1525 da Pietro Bembo
In "Divina Commedia" scritta tra 1304-1321 da Dante Alighieri
In "Il marchese di Roccaverdina" scritto nel 1901 da Luigi Capuana
In "Documenti umani" scritto nel 1888 da Federico De Roberto
In "Note azzurre" scritto nel 1964 da Carlo Dossi
domenica 15 maggio 2011
SCRITTURA ROMANA
La cultura latina è profondamente debitrice nei confronti di quella etrusca. Probabilmente persino l'alfabeto latino è derivazione diretta da quello etrusco, piuttosto che da quello greco. Il sistema alfabetico latino era composto di 23 fonemi, misti fra vocali e consonanti.
L'espansione dell'impero romano esportò l'alfabeto latino quasi in tutto l'orbe allora conosciuto e rese la scrittura una pratica corrente.
Alcune iscrizioni romane che risalgono al III-II secolo a.C. permettono di comprendere i caratteri generali della scrittura latina.
La capostipite di tutte le scritture latine è la capitale arcaica che veniva impiegata per iscrizioni di tipo monumentale. A seconda dello stile impiegato e delle finalità si distinguono:
la capitale quadrata, o epigrafica, così denominata per la regolarità delle proporzioni tra l'altezza e la larghezza delle lettere,è una scrittura elegante di grandi dimensioni, che di norma veniva eseguita su pietra con scalpello per iscrizioni funebri, onorarie o dedicatorie; la capitale attuaria, meno regolare, veniva usata per iscrizioni di tipo documentario e la capitale corsiva, ancora meno regolare e proporzionata, veniva utilizzata per graffiti e realizzata con strumenti scrittori diversi (pennelli, gesso o carbone, con uno stilo su materia molle, calamo o fusto di canna tagliata) e su supporti più duttili e meno nobili del marmo e della pietra (tessuti, scorza d'albero, legno, terracotta, cera, piombo).
Venne usata in seguito anche su papiro e impiegata come scrittura libraria dal IV secolo d.C.,ed è il modello di scrittura utilizzato attualmente nella maggior parte dei paesi mondiali.
Esempio di scrittura romana
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SCRITTURA ETRUSCA
La scrittura etrusca è la più antica tra quelle delle popolazioni dell'Italia pre-romana e la storia della sua formazione si riallaccia direttamente con la nascita delle scritture alfabetiche occidentali, codificate a partire dal modello fenicio attraverso la mediazione greca. In realtà si può dire che la scrittura sia giunta in Italia assieme ai coloni greci, che hanno portato con sé l’alfabeto sin dal loro arrivo sul suolo italiano nella prima metà dell’VIII secolo a.C. Da Pythekoussai e poi da Cuma in Campania, la scrittura si è rapidamente diffusa presso gli Etruschi, primi partners commerciali italiani dei Greci, attraverso il contatto diretto tra gruppi aristocratici etruschi e le élites coloniali. L’alfabeto arrivò in Etruria assieme all’ideologia del simposio ed ai fermenti culturali ed artistici provenienti dal vicino Oriente, facendo sì che la scrittura sia fra tutti il fenomeno più caratterizzante della cosiddetta epoca Orientalizzante. L’alfabeto greco, nella sua variante euboico-calcidese, in uso presso i più antichi coloni della Campania, in un primo tempo fu adottato dagli Etruschi integralmente, comprendendo anche le lettere della serie fenicia inutilizzate dalla scrittura greca e quelle non necessarie alla trascrizione della lingua etrusca. Di fatto si può dire che fino alla prima metà del VI secolo a.C. le scritture in uso in Italia (greca, latina, etrusca ed italiche) facevano uso di un medesimo modello alfabetico, ben esemplificato da quello trascritto sulla tavoletta di Marsiliana d’Albegna. Con il passare del tempo, l’evoluzione della scrittura etrusca comportò l’introduzione di nuove varianti per i segni (per esempio il theta a circolo vuoto ovvero a croce, la sparizione del codolo inferiore di alcune lettere o la forma curva dei tratti obliqui), senza modificare eccessivamente la sequenza alfabetica e senza stravolgere il sistema scrittorio. Dal punto di vista della lingua, la cosiddetta epigrafia etrusca recente, a partire dal V secolo a.C., si distingue da quella arcaica per il fenomeno della sincope, a causa del quale le vocali dopo l’accento si indeboliscono nella pronuncia e non vengono trascritte, originando grafie come Menrvarispetto a Menerva (nome di dea) o turce rispetto a turuce (verbo di dono).
tavoletta con esempio di scrittura etrusca
tavoletta con esempio di scrittura etrusca
SCRITTURA GRECA
Dopo il crollo della civiltà micenea e quindi l’abbandono del sistema di scrittura miceneo detto “lineare B”, i greci, esattamente nel 403 a. C. con l’editto di Archino,imprimono alla storia della scrittura una svolta decisiva: stabiliscono per tutte le città della Grecia l’ adozione di un alfabeto comune, detto ionico. Scompaiono così dialetti, lingue locali e i greci diventano un unico popolo che parla la stessa lingua. Il loro alfabeto è un capolavoro di efficienza e semplicità,e “inventando” le vocali i greci creano una scrittura estremamente precisa, duttile e capace di trascrivere ogni sfumatura del linguaggio. I greci superano le difficoltà delle lingue sillabiche (che non scrivevano le vocali) trasformando alcune consonanti in vocali e assegnando un suono ad ogni lettera. Questa assoluta precisione nel trascrivere il linguaggio parlato fa sì che il pensiero greco possa venir scritto in tutta la sua straordinaria interezza e complessità. L’ influenza della cultura greca è enorme, i modelli estetici, culturali e politici dei greci vengono “esportati” in tutto il Mediterraneo. La loro scrittura è destrorsa (segno di espansione), sapientemente equilibrata tra segni curvi (in leggera prevalenza) e segni dritti, indici grafologici di dolcezza e rigore, di materia e spirito che coesistono senza prevalere l’ uno sull’ altra in un dualismo che ancor oggi è presente nella nostra cultura. Inizialmente nella scrittura greca non c’erano spazi liberi tra le parole (segno di grande continuità di pensiero e azione), ma poi la insopprimibile capacità di astrazione del popolo greco esplose prepotentemente separando le parole e lo spazio (tra parole) così conquistato è un indice grafologico di capacità rielaborative, chiarezza di pensiero e organizzazione. I Fenici chiamavano le prime due lettere del loro alfabeto aleph e beth,i greci alfa e beta e le usarono per comporre la parola alfabeto, la loro più straordinaria invenzione, l’ultima e importantissima tappa della storia della scrittura.
tavoletta in legno con scrittura greca
I PROTAGONISTI
Georg Friedrich Grotefend (1755-1853)
Michele Barozzi (1795-1867)
François Foucault (1797-1871)
Ippolito Rosellini (1800-1843)
Louis Braille (1809-1852)
Giuseppe Ravizza (1811-1885)
László József Bíró (1899-1985)
Jack Goody (1919-oggi)
Michael George Francis Ventris (1922-1956)
Michele Barozzi (1795-1867)
François Foucault (1797-1871)
Ippolito Rosellini (1800-1843)
Louis Braille (1809-1852)
Giuseppe Ravizza (1811-1885)
László József Bíró (1899-1985)
Ignace Jay Gelb (1907-1985)
Walter Ong (1912-2003)Jack Goody (1919-oggi)
Michael George Francis Ventris (1922-1956)
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W.Ong
domenica 8 maggio 2011
ALFABETO FENICIO
L'alfabeto fenicio è un'evoluzione dell'alfabeto protocananaico e viene fatto risalire intorno al 1050 a.C. La scrittura fenicia andò sviluppandosi nelle strade e nelle piazze, dove si svolgevano i mercati, e soprattutto nei porti,dove venne diffuso in Europa e Medio Oriente dai commercianti. I pochi segni dell’alfabeto fenicio,puramente consonantico,erano a disposizione di tutti consentendo un facile apprendimento e una rapida diffusione tra i vari strati della popolazione.
Durante l’età classica, ma anche dopo, ogni regione della Grecia diede una propria impronta al modello dell’alfabeto importato della Fenicia e queste differenze, anche rilevanti, durarono a lungo.
Dopo che Atene adottò l’alfabeto usato a Mileto e nelle città della Ionia, l’alfabeto fenicio si diffuse in tutte le città elleniche.
Esempio di scrittura fenicia
Durante l’età classica, ma anche dopo, ogni regione della Grecia diede una propria impronta al modello dell’alfabeto importato della Fenicia e queste differenze, anche rilevanti, durarono a lungo.
Dopo che Atene adottò l’alfabeto usato a Mileto e nelle città della Ionia, l’alfabeto fenicio si diffuse in tutte le città elleniche.
Esempio di scrittura fenicia
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LO SCRIBA
La figura dello scriba nacque con la necessità di inventariare con precisione gli enormi ammassi di derrate alimentari in entrata ed in uscita dalla casa del Faraone.
I tempi di formazione dello scriba erano lunghi, si andava dalla copiatura dei testi redatti in geroglifico corsivo, alla compilazione di miscellanee da opere letterarie. Solo gli alunni più dotati, quelli che apprendevano la difficile arte del geroglifico monumentale, quello più complicato, riuscivano ad arrivare a corte.
Lo scriba, consapevole del ruolo che ricopriva, custodiva gelosamente i segreti della sua professione e li tramandava di generazione in generazione.
I suoi tradizionali strumenti di lavoro erano uno stilo, un astuccio con gli incavi per contenere l'inchiostro in pasta, una cordicella e, appeso, un piccolo contenitore per l'acqua in cui intingere e ripulire i pennelli.
Gli scribi scrivevano sul papiro, facile da raccogliere e trasportare e che, opportunamente lavorato, formava fogli resistenti e morbidi allo stesso tempo. Gli scribi provvedevano ad incollarli uno all'altro in caso di testi estesi. Inutile dire che la professione di scriba era la più difficile ed ambita di tutto l'Antico Egitto.
I
Immagine relativa allo scriba
I tempi di formazione dello scriba erano lunghi, si andava dalla copiatura dei testi redatti in geroglifico corsivo, alla compilazione di miscellanee da opere letterarie. Solo gli alunni più dotati, quelli che apprendevano la difficile arte del geroglifico monumentale, quello più complicato, riuscivano ad arrivare a corte.
Lo scriba, consapevole del ruolo che ricopriva, custodiva gelosamente i segreti della sua professione e li tramandava di generazione in generazione.
I suoi tradizionali strumenti di lavoro erano uno stilo, un astuccio con gli incavi per contenere l'inchiostro in pasta, una cordicella e, appeso, un piccolo contenitore per l'acqua in cui intingere e ripulire i pennelli.
Gli scribi scrivevano sul papiro, facile da raccogliere e trasportare e che, opportunamente lavorato, formava fogli resistenti e morbidi allo stesso tempo. Gli scribi provvedevano ad incollarli uno all'altro in caso di testi estesi. Inutile dire che la professione di scriba era la più difficile ed ambita di tutto l'Antico Egitto.
I
Immagine relativa allo scriba
mercoledì 4 maggio 2011
LA SCRITTURA GEROGLIFICA
I geroglifici sono i segni pittorici che compongono il sistema di scrittura utilizzato dagli antichi Egizi, che combina elementi ideografici, sillabici e alfabetici. Un sistema simile venne utilizzato anche dalla civiltà minoica, tra il 2000 a.C. e il 1650 a.C. circa.
Le iscrizioni egizie sono composte da due tipi fondamentali di segni: ideogrammi e fonogrammi. Il primo indica l’oggetto rappresentato o qualcosa di direttamente associabile; il secondo i suoni, e sono usati per il lavoro fonetico.
La maggior parte delle parole era scritta con una combinazione di segni fonetici e ideografici; ad esempio, la rappresentazione della pianta di una casa significava "casa", ma lo stesso segno seguito da un complemento fonetico e dalla raffigurazione di un paio di gambe nell’atto di camminare era usato indicare il verbo omofono che significava "uscire".
Le iscrizioni egizie sono composte da due tipi fondamentali di segni: ideogrammi e fonogrammi. Il primo indica l’oggetto rappresentato o qualcosa di direttamente associabile; il secondo i suoni, e sono usati per il lavoro fonetico.
La maggior parte delle parole era scritta con una combinazione di segni fonetici e ideografici; ad esempio, la rappresentazione della pianta di una casa significava "casa", ma lo stesso segno seguito da un complemento fonetico e dalla raffigurazione di un paio di gambe nell’atto di camminare era usato indicare il verbo omofono che significava "uscire".
Di solito le iscrizioni geroglifiche possono avere andamento sia orizzontale sia verticale e si leggono da destra a sinistra. Il sistema geroglifico si sviluppò all’incirca nel 3000 a.C. e si usò presso gli Egizi fino all’epoca romana; la forma e il numero di segni rimasero invariati fino al periodo greco-romano.Continuarono ad essere usati dopo la conquista dell'Egitto da parte di Alessandro Magno,ed è testimoniato dalla scoperta della Stele di Rosetta in cui vi è impresso oltre al geroglifico anche il greco. Nei testi religiosi si usava la scrittura ieratica, scrittura corsiva, stendendo l’inchiostro con pennelli sul papiro. Nell’uso quotidiano si adoperava la scrittura demotica, la cui stesura richiedeva accuratezza, impegnando il doppio del tempo; era usata per le iscrizioni incise sui monumenti. Esempio di scrittura geroglifica |
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LA SCRITTURA CUNEIFORME
La scrittura cuneiforme è un tipo di antica scrittura che si eseguiva con uno stilo, imprimendo sull'argilla particolari segni a forma piramidale e appuntita, che possono ricordare dei chiodini o dei cunei,da cui appunto la definizione di scrittura cuneiforme.Si tratta di una delle prime forme di scrittura documentate e derivata dalla evoluzione e stilizzazione di una precedente fase di scrittura fondamentalmente figurativa, a base di pittogrammi, creata a quanto sembra dai Sumeri. Attraverso i secoli la rappresentazione pittografica dei segni assunse sempre più un aspetto stilizzato, e le stesse linee, furono segmentate in una serie di tratti,o cunei, divenendo sempre più indipendenti dalle forme originarie, e quindi sempre meno riconoscibili. La loro forma,in origine molto complessa subì un processo di semplificazione e di regolarizzazione dei cunei,essi furono standardizzati,e ristretti a quattro tipi: cunei orizzontali,obliqui,verticali,e ad angolo.La scrittura cuneiforme si trova prevalentemente su tavolette di argilla che venivano incise quando ancora il materiale scrittorio non era asciutto, ma abbiamo anche numerosi esempi di iscrizioni statuarie e monumentali, realizzate su materiali duri, come ad esempio la pietra. Di particolare diffusione erano anche le iscrizioni incise sui sigilli personali, generalmente piccoli cilindri di vario materiale, spesso pietre dure, che riportavano il nome del proprietario e una dedica alla divinità tutelare prescelta.
Questo tipo di scrittura venne utilizzata anche dopo la civiltà sumera,con l'avvento di quella accadica(di ceppo semitico) e ittita(di ceppo indoeuropeo).
La scrittura durante i Sumeri
Questo tipo di scrittura venne utilizzata anche dopo la civiltà sumera,con l'avvento di quella accadica(di ceppo semitico) e ittita(di ceppo indoeuropeo).
La scrittura durante i Sumeri
L'ORIGINE DELLA SCRITTURA
I più antichi testi scritti a tutt’oggi conosciuti risalgono alla fine del IV millennio a.C. (3200-3100 a.C.). Si tratta di sequenze di segni pittografici, incise su tavolette di argilla(circa 1200) rinvenute nella città di Uruk, nell’Iraq meridionale scritte dalla popolazione che risiedeva in quel periodo ovvero i sumeri. Il contenuto di questi testi è di tipo amministrativo,caratterizzata da un’economia centralizzata con forte carattere redistributivo, retta da un’èlite sacerdotale, quale si viene a formare in Mesopotamia meridionale nel corso del IV millennio, a seguito della cosiddetta "rivoluzione urbana".Il sistema di segni appare già perfettamente formato, e rappresenta la fine di un lungo processo di elaborazione di sistemi di contabilità, i cui inizi risalgono al periodo Neolitico, e dunque all’epoca dei primi villaggi agricoli. Tali sistemi di contabilità preistorica erano basati essenzialmente su due strumenti: gettoni di contabilità (tokens o calculi) e sigilli. I tokens erano piccoli oggetti di argilla che rappresentavano diversi tipi e quantità di beni,mentre i sigilli erano oggetti in pietra in cui veniva impressa un immagine. Questi ideati durante le ultime fasi di questo lungo processo possono essere considerati a pieno diritto come i precursori diretti della scrittura.
I "tokens" utilizzati per rappresentare i beni(es.allevamento ecc.)
I "tokens" utilizzati per rappresentare i beni(es.allevamento ecc.)
lunedì 2 maggio 2011
ICONOGRAFIA
Affresco romano del 50 circa, proveniente da Pompei,(risiede nel Museo archeologico nazionale,Napoli)
COPERTINA DI UN LIBRO:
"Origini della scrittura-Genealogie di un'invenzione" autori: Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti
editore: Bruno Mondadori
anno:2002
INNOVAZIONE:
penna a sfera,ideata dal giornalista ungherese Làszlò Jòzsef Birò nel 1938
FRANCOBOLLO:
francobollo italiano emesso dall' Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato nel 2008,Roma
FILM:
"I racconti del cuscino" film di Peter Greenaway pubblicato in Olanda,Francia,Gran Bretagna nel 1996
FUMETTO:
Titolo "Storia e gloria della dinastia dei paperi" su Topolino numero 750 Aprile 1970
ARTICOLO DI GIORNALE:
"Come la parola e la scrittura furono scoperte dagli uomini" di Guido Piovene apparso su La Stampa numero 11 il 13/01/1963
sabato 23 aprile 2011
ABBECEDARIO
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martedì 19 aprile 2011
ETIMOLOGIA DELLA PAROLA
Scrivere: proverbio:escriurer; dal francese: escrivre,mod. ècrire; sp. escribir; port.escrever: dal latino: scribère-p.p.scriptus-,che in origine significò segnare lettere e parole con lo stilo sopra le tavole incerate(v.Stilo),e confronta col greco: Gràph-ein(v.Grafia).
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